Primatologia dell’orrore, orrore della primatologia

Claudio Kulesko

Già apparso sul blog “La Grande Estinzione” e sul §47 di “Liberazioni – Rivista di critica antispecista”

Molte persone inorridiscono nell’apprendere che uno scimpanzé potrebbe mangiare un neonato umano ma, dopotutto, per quanto riguarda lo scimpanzé, gli uomini non sono che un altro tipo di primate.

Jane Goodall, L’ombra dell’uomo

Colobo

Non potrò mai dimenticare l’orrore che provai nel vedere per la prima volta degli scimpanzé cacciare, catturare e uccidere un’altra scimmia. Si trattava di un eritrocebo, forse di un colobo, non ricordo. Il primo shock fu proprio scoprire che gli scimpanzé ‒ che la TV mi aveva abituato a figurarmi come simpatici e benevoli clown vegetariani, tutt’al più insettivori ‒ sono in realtà onnivori. E non solo, anche abili predatori. Il secondo shock fu apprendere le modalità attraverso le quali si svolgono e si concludono le caccie degli scimpanzé.

I membri più inesperti della tribù circondarono furtivi il branco di scimmiette appollaiate tra le fronde e, giunti ai piedi degli alberi, presero a fare un gran fracasso, agitando i cespugli, urlando e battendo sui tronchi con le braccia, con delle pietre e con dei pezzi di legno. Solo in questi giorni ho avuto modo di apprendere che gli officianti di questa prima parte della caccia sono denominati “battitori”. Spaventate, le scimmiette cominciarono a fuggire, ma non alla rinfusa. Piccoli gruppi. Cauti. Ben organizzati. Coscienti del pericolo. Fu allora che i cacciatori veri e propri uscirono allo scoperto, sciamando rapidi tra gli alberi. Non ricordo come la manovra ebbe luogo, ma nel giro di pochi secondi, i cacciatori isolarono un cucciolo di scimmia dal resto del branco. Lo scimpanzé più esperto, o forse solo quello più fortunato, si avventò sulla scimmietta e, con un gesto secco, fece compiere alla testolina dell’animale un giro completo, spezzandogli l’osso del collo. Rimasi di sasso, la tazzina di caffè sospesa a mezz’aria, a un centimetro alla bocca. Quando il grosso cacciatore affondò i denti nel cadavere della scimmietta, la mia mente cedette del tutto. Ripugnanza, disgusto nei confronti di tutto ‒ del mondo, della vita, della natura stessa. Ecco cosa provai in quel momento.

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Note a Margine – Gestire la Morte

trilogia

Claudio Kulesko

Appunti su “Gestire la Morte”, di Francesco D’Isa, in Trilogia della Catastrofe, Effequ 2020.

Un estratto del testo in questione è disponibile su Not.

Ho iniziato a fumare quando avevo sedici anni. I motivi che mi hanno spinto a questa scelta erano quelli di chiunque altro: a fumare erano gli adulti, qualche personaggio famoso e i coetanei più smaliziati […] Ovviamente ero consapevole che fumare danneggiasse gravemente la salute – lo diceva una grossa scritta su ogni pacchetto – ma in una fase della vita in cui un giorno vale come un anno il mio cancro era a millenni di distanza. Col tempo, assieme all’adolescenza è scomparsa anche questa dilatazione temporale, ma la dipendenza da nicotina aveva ormai sostituito la volontà

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Special-K #1 INCELSTINZIONISMO con Lorenzo Marsili

Primo incontro del mio tentativo di podcast. Si tratterà, sostanzialmente, di una serie di incontri su tematiche rilevanti per il dibattito contemporaneo – condotti sempre in una cornice più intima possibile e in ambienti informali.

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Scegliere la Pillola Nera: Alcune note su Incel, pessimismo e orrore del Reale

black pill III

Claudio Kulesko

To think that another person shared my love for the icy bleakness of things.
—Thomas Ligotti

Segnalo l’ottimo articolo di Lorenzo Marsili su questione Incel e femminismo, apparso oggi su Not.

Tra tutti gli argomenti prodotti dai vari forum Incel, quello della “Black Pill” (Pillola Nera) mi ha sempre affascinato (si veda, ad esempio, l’ottimo video su Tra le Ceneri di Questo Pianeta e Black Pill a opera del canale di Zero Books).

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Contro la Natura – un breve pamphlet

 

Claudio Kulesko

 [Originariamente apparso in Alphaville – per un’Ecosofia del Futuro n.1, 11/11/2016.]

a forest

 

“Natura” è il segno che indica ciò che è stato distanziato, ciò che è abietto, oggetto d’esilio. Per definizione, ci si può riavvicinare solo a ciò che si è (o è stato) allontanato.

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Conosci te stesso: tattiche di evasione

Claudio Kulesko

peter zapffe

Peter Wessel Zapffe: The Last Messiah
The Last Messiah, del  filosofo norvegese Peter Wessel Zapffe, ha senza dubbio segnato un punto di svolta  per  il pessimismo filosofico. Tanto le argomentazioni, quanto le conclusioni messe a punto da Zapffe, colpiscono per l’estrema radicalità. Pur configurandosi come uno dei fondatori del pensiero ecologico, Zapffe si distanzia dalla militanza caratterizzante l’ecologismo profondo, individuando nella natura una componente dominante di tipo tragico: un orrore naturale, onnipervasivo, che si manifesterebbe nello stato di costante sofferenza dei viventi, nonché nella loro morte.
Per Zapffe, la coscienza umana, definita come “ipertrofica”, non sarebbe altro che un prodotto anomalo dell’evoluzione, un prodotto che, mentre favoriva l’espansione della nostra specie, contribuiva a renderci sempre più lucidi e consapevoli della carneficina che ci circonda (e alla quale prendiamo inevitabilmente parte). L’essere umano avrebbe sviluppato e messo in pratica, nel corso della sua storia evolutiva, una raffinata strategia di evasione dalla coscienza del reale, una strategia composta da quattro momenti. Questo breve scritto tenta di delineare proprio questi quattro momenti e le loro relative conclusioni.

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